Il dilemma è ormai un tormento che rimane da anni nella nostra letteratura riguardo la palla ovale. Siamo migliorati nonostante la trentesima e passa sconfitta? Da quando siamo entrati nl rugby europeo d’élite, abbiamo sofferto il complesso psicologico di coloro che incontrano i maestri e con deferenza si premurano di analizzare, con grande realismo, quanto e come ci siamo loro avvicinati nel praticare il gioco della palla ovale. Ben poche volte abbiamo lasciato questo complesso d’inferiorità negli spogliatoi, uscendo sul campo con la determinazione di poter giocare alla pari e così il dilemma è nato e si è costituito parte civile in qualsiasi “processo” venga intentato alla nazionale italiana. Domenica pomeriggio abbiamo dato battaglia con numerose falle nella tattica, ci siamo resi protagonisti di aver zittito lo Stade de France con una meta che ha gelato i ben disposti galletti verso i loro eroi in bianco, ben poco produttivi sul campo. Ci siamo lasciati sfuggire qualche occasione, come sempre succede, per desuetudine alla capitalizzazione dei punti per rendere problematica l’attitudine degli avversari. Dupont e compagni irretiti dalla presenza costante degli italiani hanno balbettato rugby, ma hanno concluso quello che passava dal loro gioco intorpidito. Noi no, siamo rimasti attaccati al nostro piano di gioco che pian piano è diventato improduttivo per la nostra scarsa capacità di concludere ciò che di buono iniziamo. Giocando con meno languore i Francesi ci hanno messo in castigo con un perentorio 37 – 10 che ci fa ritornare immediatamente al dilemma esemplificato sopra. Siamo migliorati? Si, rispetto a quanto messo in campo dopo le tre prime partite, orribili, della gestione di Crowley in cabina di regia e di Lamaro sul campo. Il nostro allenatore afferma che abbiamo fatto un passo in avanti, ma non nel risultato. Completamente d’accordo. Qui, spiacente di essere ormai vecchio, ritornano le mille tonnellate di parole spese per le “sconfitte onorevoli” che per quanto giocate a testa alta, tali rimangono che ho letto e sentito per troppi anni sulla nostra rappresentativa nazionale maggiore. Mi sembra, sempre più, il gioco dell’Oca, quando esce la carta “ritorna alla partenza”. Da qualche parte dobbiamo pur partire, ma da troppo tempo siamo alla partenza e i nostri percorsi, prima o poi li tornano. E’ frustrante, desolante, ma questa è la condizione che viviamo quando le sconfitte diventano uguali a se stesse per troppo tempo diminuendo l’autostima di chi ci rappresenta in campo e quella degli spettatori che non assistono allo “spettacolo del rugby”, così si è cercato di vendere delle sonore mazzate, ma di coloro che vogliono una partita in cui si va in campo per vincere. Certo ho notato un cambiamento dai test di Novembre. Ho apprezzato la dedizione e in alcuni frangenti la qualità di quanto abbiamo fatto, ma alla fine il risultato ci inchioda alla realtà di una partita persa con distacco notevole dagli avversari. La domanda che mi pongo è: sono fiducioso? O meglio riuscirò a dare corpo a un sentimento positivo la prossima domenica di fronte agli inglesi? Si, certo, a patto che non diventi l’ennesima puntata di una storia che già conosciamo.
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Il dilemma è sempre quello
Posted in 6 Nazioni 2022, considerazioni sparse, Inghilterra, Internazionali, Nazionali, tagged 6 Nazioni 2022, Crowley, Italia, Lamaro on febbraio 9, 2022| Leave a Comment »
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