E’ vero che quella partita rischiammo di vincerla, sono passati quasi trent’anni, nel finale dopo essere arrivati oltre la linea bianca con Nello Francescato andammo vicino a segnare la meta che ci avrebbe portato in paradiso. Andiamo con ordine perché nella mia mente è una delle partite in cui ho bruciato al massimo la tensione e i ricordi sono dei lampi intensi che affiorano improvvisamente e rimangono pochissimo leggibili. Fu un’emozione grande da lasciare senza parole, dopo aver dato il massimo del sostegno e della partecipazione agli atleti, quel giorno in maglia bianca con il tricolore sul petto. Ero al Battaglini nella vecchia tribuna ed ero partito da Verona, con un vero neofita come compagno, percorrendo la vecchia statale al mattino, pensando alla marea di gente che si sarebbe trovata in Via Alfieri, pronta per l’evento e in attesa di sostenere la nostra Nazionale. Era un giorno feriale e contavo anche su questo fatto per arrivare e non trovare code impossibili ai botteghini, perciò appena dopo colazione partimmo in una bella giornata autunnale e via per la tortuosa statale che arrivava tra i platani alle porte di Rovigo. L’aria era già elettrica a metà mattina e dopo aver comprato i biglietti, scopo principale in quelle ore, ci accontentammo di un panino con la mortadella e poi aperti i cancelli ci accomodammo in tribuna laterale. Intanto arrivavano sempre più appassionati e lo stadio si riempiva e sembrava ormai saturo un’ora prima dell’inizio, la gente premeva ai cancelli che erano stati chiusi perché raggiunta la capienza massima. C’era nell’aria un ronzio forte, come se la forza di ognuno sugli spalti producesse un rumore. Avevamo, due anni dopo l’Appiani informazioni maggiori sui nostri avversari, un giornalino, All Rugby, a cui mi ero abbonato mi teneva in costante mente informato sulle vicende Italiane e Internazionali, compravo poi qualche rivista Inglese o Francese per ampliare l’orizzonte, insomma ero preparato. Nel frattempo la mia conoscenza del rugby si era consolidata perché avevo ormai visitato tutti i campi Veneti, vedendo Dogi, Nazionale e il campionato Italiano, volevo conoscere dal vivo i protagonisti di questo sport che appassionava solo me. Cercavo sempre di coinvolgere qualche amico, mi accompagnavano, si divertivano, chiedevano la spiegazione delle regole, ma poi venivano una o due volte alle partite e alla fine mi lasciavano solitario viaggiatore sui campi da rugby. Ad un tratto, la gente fuori dai muri del Battaglini, come uno sciame d’api, entrò: alcuni arrivarono di corsa sulle tribune e ci trovammo tutti in piedi con persone attaccate alle spalle, altri arrivarono sull’erba e si sistemarono ai lati del campo, il frastuono era alto e ancora di più quando uscirono i trenta giocatori dagli spogliatoi. I miei ricordi sono abbastanza buoni, ma l’emozione e la partecipazione di quel pomeriggio furono intense e divido l’evento in quattro episodi: 1) AllBlacks che sembrano frantumarci nei primi 10 minuti e quasi ci riescono, Italia in confusione con pubblico in grande soggezione, 2) Marchetto calcia in touche e arriva la liberazione dalla pressione e incominciamo a giocare alla pari, ma gli Australi sembrano irraggiungibili; 3) AllBlacks con furore nei primo quarto d’ora del secondo tempo, penso ad una capitolazione totale fino al 18-3, 4) Italia, Italia è il pubblico in campo con i giocatori come se tutta la forza dei presenti spingesse i giocatori in maglia bianca e venti minuti di grande Italia e la vittoria a portata di mano. Ripensando e rivivendo quegli ultimi minuti, stento ancora a riprendermi.e sono ancora convinto che avremo anche potuto vincere, si siamo andati vicinissimi e forse la nostra storia rugbystica sarebbe cambiata. Quando arrivo al Battaglini, quasi sempre con i ragazzi del CUS Verona, cammino sulle gradinate della vecchia tribuna e mi metto dove ero quel giorno. Penso sempre, porti bene.
Stadio Battaglini Rovigo, Mercoledì 28 November 1979
Risultato finale: Italia 12 Nuova Zelanda 18
I tempo: Italia 6 Nuova Zelanda 15
Spettatori presenti – 14000
Giornata di sole e campo in buone condizioni
Arbitro: F. Pogutz di Roma
ITALIA
15 F. Gaetaniello Livorno
14 M. Mascioletti Aquila
13 N. Francescato Treviso
12 R. Francescato Treviso
11 M. Marchetto Treviso
10 S. Bettarello Rovigo
9 F. Lorigiola Petrarca
8 P. Mariani Aquila
7 F. Bargelli Frascati
6 E. De Anna Rovigo
5 J. L. Basei Treviso
4 G. Artuso Petrarca
3 G. Cucchiella Aquila
2 C. Robazza Treviso
1 A. Bona (C) Roma
ALL BLACKS
15 A. R. Hewson replaced by Wilson
14 S. S. Wilson
13 T. M. Twigden
12 K. J. Keane
11 B. G. Fraser
10 E. J. Dunn
9 M. W. Donaldson
8 M. G. Mexted
7 G. N. K. Mourie (C)
6 M. M. Burgoyne
5 J. K. Fleming
4 A. M. Haden
3 R. C. Ketels
2 A. G. Dalton
1 B. A. Thompson
Marcatori:
All Blacks:
Mete: B. G. Fraser, M. G. Mexted,
Trasformazioni: A. R. Hewson (2)
Punizioni: A. R. Hewson, R. G. Wilson
Italy:
Mete: N. Francescato
Trasformazioni: S. Bettarello
Punizioni: S. Bettarello (2)
e’ uno dei pochi momenti in cui invidio chi ha qualche anno in piu’ ed ha potuto vivere in diretto un incontro del genere.
dopo 30 anni l’ unica cosa che non e’ cambiata sono gli amici che vedono una partita o due e poi ritornano al basket o al calcio in TV.
Sono stato a San Siro sabato scorso: un po’ sagra di pase fuori luogo, con bancarelle di sciarpe, hot dogs e trombette del milan riciclate per l’occasione.
Non c’e’ piu’ il pane e mortadella, pero’ c’e’ la gente che fischia prima dei calci piazzati all blacks, non c’e’ la lingua fuori nella danza guerriera prima del match, non ci sono neppure gli attributi neozelandesi (risparmiati per gare piu’ impegnative) che preferiscono i 3 punti delle punizioni rispetto alla possibilita’ piu’ entusiasmente sia per loro che per il pubblico di andare in meta.
ma nella varieta’ di pubblico riconosci i vecchi giocatori, i tifosi con i capelli grigi come i miei che portano orgogliosi felpe e giacche a vento con i propri colori sociali.
c’e’ la ragazza che urla come un ossesso i nomi di battesimo dei 15 eroi italiani, il vecchio che si toglie il berretto all’inno neozelandese, tanta gente che spinge la mischia azzurra per quella sporca ultima meta che purtroppo non arriva.
Si torna un po’ delusi: certo 80mila in uno stadio succede una volta nella vita, ma il profumo di quel pane e mortadella del ’79 a milano non si e’ sentito …
io c’ero quel mercoledi’ da leoni del 1979 con tutta l’under17 del Petrarca; emozione unica stare sui cartelloni pubblicitari a pochi metri dai ragazzi. E quel secondo tempo in cui sembrava che dovessimo davvero vincere, che storia! conservo gelosamente il bilgietto di quel giorno insieme ai pantaloncini di uno dei giocatori italiani (mi aveva promesso la maglietta ma mi resi conto che sarebbe stato davvero troppo)
@ franco Mi è difficile spiegare in poche righe perchè non seguo quasi più le partite della Nazionale. Mi è sempre piaciuta e mi piace la sfida che in quegli anni è nata ed è stata agita fino a circa 10 anni orsono dal movimento Italiano verso le squadre che contano nel rugby. Una sfida quasi incosciente che ci ha portato avanti in un mondo che fa ancora della tradizione un baluardo duro da espugnare. Gli eventi, gli spettacoli e gli avvenimenti troppo gridati non mi sono mai piaciuti. Gli AllBlacks a Milano sono stati supponenti e abbastanza sprovveduti, l’occasione era ghiotta per batterli. Il resto sono solo chiacchere da giornalisti poco informati o da neofiti avariati dai troppi articoli dei suddetti giornalisti.
@ Carlo erano seduti con te alcuni ragazzi che poi sarebbero diventati struttura portante del Petrarca anni 80 quello di Vittorio Munari, o sbaglio? Emozione e partecipazione sono i grandissimi ricordi di quel pomeriggio.